Domenica 18 gennaio 2015 - Roma, stadio Olimpico - Lazio-Napoli 0-1 Campionato di Serie A - XIX giornata - inizio ore 12.30
LAZIO: Berisha, Basta, Cana, Radu, Cavanda (83' Pereirinha), Biglia, Ledesma (46' Klose), Parolo (82' Cataldi), Candreva, Djordjevic, Keita. A disposizione: Strakosha, Guerrieri, Novaretti, Konko, Onazi, Tounkara. Allenatore: Pioli.
NAPOLI: Rafael, Maggio, Koulibaly, Albiol, Strinic, Gargano, Lopez, Callejon, De Guzman (83' Jorginho), Mertens (62' Hamsik), Higuain (86' Zapata). A disposizione: Andujar, Colombo, Mesto, Henrique, Inler, Gabbiadini. Allenatore: Benitez.
Arbitro: Sig. Rizzoli (Bologna) - Assistenti Sigg. Stefani e Costanzo - Quarto uomo Sig. Posado - Assistenti di porta Sigg. Rocchi e Candussio.
Marcatori: 18' Higuain.
Note: ammoniti Ledesma, Parolo, Keita, Lopez e Gargano per gioco scorretto, Mertens per comportamento non regolamentare Angoli 7-1. Recuperi: 2' p.t., 5' s.t. Esordio in Serie A per Danilo Cataldi e Strinic.
Spettatori: 30.000 circa.
La Gazzetta dello Sport titola: "Pipita d'oro, che colpo. Napoli da Champions. Higuain segna il settimo gol alla Lazio, che fa la partita ma viene sorpassata. Ora Benitez è terzo insieme alla Samp".
Continua la "rosea": Se digita le voci arbitri-proteste, ora Rafa Benitez sul web ci potrà trovare anche Stefano Pioli, al quale è venuto il dubbio che a furia di lamentarsi alla fine qualche vantaggio arriva. Galeotto un doppio fallo di mano in area napoletana che a dire il vero non poteva sfociare in un rigore: Albiol ha il braccio attaccato al corpo sul cross di Keita e Maggio si vede carambolare sulla mano il pallone. Ma tant'è, è il solito gioco delle parti. Decisivo invece è il gioco dei corsi e ricorsi. Se si digitano le voci Higuain-Lazio, si vedrà che la Lazio è di gran lunga la vittima preferita del Pipita. Quattro partite, quattro vittorie. Sempre con la sua firma. In tutto sette gol rifilati: uno in Coppa Italia e sei in A. Ad altre squadre ne ha segnati al massimo tre. Se poi c'è Berisha in porta va a nozze: Higuain l'ha bucato per la quinta volta. Questa rete è la più pesante: consente al Napoli di piazzarsi al terzo posto in compagnia della Samp e di allungare su una delle rivali più pericolose per il podio. Higuain, contropiede e un pizzico di fortuna. Ecco la formula vincente di Rafa che rilancia il Napoli dopo la sconfitta intrisa di polemiche con la Juve. Pipita giustiziere contro quel che resta della Lazio. Ed è qui che comincia la fortuna di Rafa, perché un conto è affrontare una Lazio al completo, un altro trovarla senza quel genietto sbocciato di Felipe Anderson, senza Mauri, Lulic e de Vrij. Per tacere del resto della truppa k.o. Pioli aveva un'intera panchina in infermeria. Nonostante questo la Lazio ha fatto la partita (non bellissima, diciamolo. Le ultime cinque sfide tra le due squadre tra l'altro erano piene di gol). Dopo lo svantaggio ha messo in difficoltà il Napoli, soprattutto nel primo round. Ha avuto un possesso palla del 66 per cento. Ma alla fine si è arresa. E ha interrotto la serie utile di tre successi e tre pareggi.
Per chi ci crede, c'erano stati segnali che non sarebbe stata una giornata felice per la Lazio. La distinta delle formazioni conteneva una gaffe (freudiana?). La voce arbitro recitava: Nicola Rizzoli della sezione di Napoli (sarebbe Bologna). E lo stupendo valzer aereo dell'aquila non è andato a buon fine: non ne voleva sapere di atterrare al centro del campo e alla fine si è posata triste, solitaria in una curva vuota. Ma Rizzoli c'entra poco o nulla e gli aquilotti che hanno sbagliato davvero sono altri. C'entra che la Lazio è bella (bellina va) ma non balla, cioè gioca ma non segna. Invece il Napoli è solido e chirurgico. Difatti è andato in gol alla prima ripartenza. Innescato da Mertens, re di assist in questo periodo, Higuain ha fatto bingo con un sassata, grazie alla grave complicità di Radu che gli ha detto "prego s'accomodi" e al pensiero debole di Berisha che ha preso gol sul suo palo. Qui è cominciata la partita della Lazio che avrebbe meritato di pareggiare. Parolo ci è andato vicino di zucca colpendo la traversa, Cavanda s'è divorato un quasi-rigore rendendo inutile il gran recupero in attacco e l'assist di Basta. Saranno le uniche due vere occasioni della Lazio. Nel secondo round Pioli ha messo subito Klose al posto di uno spento Ledesma per una sorta di 4-2-4 nel tentativo di sfruttare la buona vena di Candreva e la facilità di spinta e cross di Keita per il doppio centravanti. Tentativo fallito. Paradossalmente la Lazio è stata meno pericolosa, causa anche la buona giornata di Albiol e Koulibaly. E in compenso si è ancor più sbilanciata. Con un paio di contropiede del solito Pipita il Napoli poteva chiudere la querelle. Quanto a occasioni, il risultato non fa un piega. Il Napoli si conferma squadra da trasferta. Per mantenersi in zona Champions però Benitez dovrà trovare una formula anche per le mura di casa.
Il Messaggero titola: "Pasticcio Champions".
Prosegue il quotidiano romano: Nella sfida Champions la Lazio ha perso partita e terzo posto. Ma la rete di Higuain, che ha sfruttato gli errori di Radu e Berisha, ha rappresentato un atto di feroce ingiustizia nei confronti della Lazio. La grande sfida è stata condizionata dalle pesanti assenze che hanno costretto Pioli a ridisegnare l'assetto della squadra, defezioni che hanno indebolito il patrimonio tecnico e la capacità offensiva. Un pizzico di sfortuna, in occasione della traversa di Parolo, un episodio dubbio in area partenopea, una solare occasione divorata da Cavanda. Fin qui gli alibi. Poi le responsabilità e le colpe: il capolavoro d'ignavia, tra Radu e il portiere, sul gol napoletano, l'impalpabile prova di Djordjevic, un centravanti enucleato dal gioco e che non tira mai in porta, la mancanza di velocità della manovra, le poche occasioni, gli interventi tardivi dell'allenatore per restituire vitalità a una formazione che, nella ripresa, appariva sfiduciata. La Lazio ha fatto quello che poteva, almeno sul piano della generosità e dell'impegno, non ha niente da rimproverarsi, però ha spianato la strada del successo agli avversari senza riuscire a tornare a galla. Ha giocato sempre in apnea, concedendo ai partenopei il micidiale contropiede, mai sfruttato a dovere nonostante alcune situazioni importanti create nella ripresa.
Nel primo tempo la Lazio ha dominato sulle fasce, soprattutto con Keita che, sulla sinistra, ha procurato molti problemi: ha saltato l'uomo, creando superiorità numerica, ha conquistato punizioni, ha scodellato invitanti palloni in area. Purtroppo Djordjevic è stato sempre accerchiato dai cerberi napoletani, piantato ad aspettare la palla, mai incisivo e abile nello smarcarsi. Così l'attacco è apparso spuntato e, quando è entrato Klose, nella ripresa, la squadra aveva speso le energie migliori perdendo lucidità e brillantezza. Palloni lunghi, traiettorie stucchevoli e prevedibili che hanno favorito la difesa ospite. Ledesma ha sbagliato molto nel primo tempo, Biglia non è stato in grado di conferire alle azioni né fantasia, né verticalizzazioni limitandosi a semplici tocchi orizzontali. Lo stesso Keita ha pagato le due partite a distanza ravvicinata, però è mancata anche quella grinta necessaria, evidenziata soltanto da Cana, l'ultimo ad arrendersi, ha giocato gli ultimi 10 minuti da attaccante aggiunto. Nemmeno il 4-4-2, attuato della ripresa con l'ingresso del tedesco, ha fatto lievitare il gioco e Pioli ha atteso troppo per cercare d'inventare qualcosa. Con il Napoli tutto chiuso a difesa del vantaggio, pronto a presidiare ogni valico, bisognava rivedere il centrocampo per renderlo più vivace. Anche se il Napoli ha fatto poco, vivendo di rendita sul vantaggio di Higuain (sesto gol alla Lazio in 3 gare) Berisha ha rischiato il tracollo in più di una situazione ma i biancocelesti sono comunque rimasti agganciati alla partita. L'attacco questa volta ha tradito le aspettative, perché la Lazio ha Djordjevic non Higuain, e per gli uomini di Benitez tutto è diventato facile. L'aquila non ha aperto le ali ma adesso è il momento di compattarsi, tornare a vincere e riprendere il volo. Guai a rassegnarsi.
Il Tempo titola: "Beffa Champions. Higuain manda di traverso il pranzo ai biancocelesti. Sfortuna, traversa, assenze, arbitro: ora il Napoli è terzo".
Prosegue il quotidiano romano: La Lazio si arrende. Con orgoglio ma si lascia infilzare da Higuain e scivola al quinto posto superata anche dalla Sampdoria. Napoli arroccato e fortunato, biancocelesti senza troppi titolari e con le idee meno chiare rispetto ad altre partite. E così finisce la serie positiva di sei partite di campionato di Pioli (pure la precedente si era interrotta dopo lo stesso numero di gare, quasi un sortilegio ormai il numero sette), Benitez fa festa dopo i piagnistei della settimana, incassa l'arbitraggio benevolo di Rizzoli e porta a casa tre punti pesanti nella lotta al terzo posto. Che difficilmente riguarderà Biglia & Co. se la sfortuna continuerà a falcidiare il cammino biancoceleste perché non si può arrivare a un appuntamento decisivo senza dieci giocatori, dei quali almeno cinque titolari insostituibili. Non c'è Napoli senza il Pipita. Quando poi vede la Lazio, finisce sempre bene a prescindere da chi provi a fermarlo. Stavolta il settimo gol ai biancocelesti (in quattro partite) lo segna grazie all'aiuto di Radu e Berisha, il primo lascia scivolare la palla sul destro mortifero dell'argentino, il secondo si fa beffare sul suo palo senza riuscire a bloccare il diagonale del centravanti del Napoli. Siamo all'alba di una partita già nata male per le tante defezioni che si mette subito come meglio non poteva aspettarsi Benitez. A quel punto la Lazio rabberciata, ma con tanto cuore, ha preso in mano la partita e l'ha condotta fino al 95' con voglia e idee un po' confuse (proprio come Olimpia nel suo volo iniziale). Troppi schemi si sono bloccati sulla diga eretta davanti a Rafael per un Napoli stranamente attento in difesa.
Poco dopo la rete di Higuain, la Lazio, schierata con un logico 4-1-4-1 (Ledesma davanti alla difesa), ha dominato la scena. La trasversa di Parolo (un legno a partita...) ha fatto capire anche ai più ottimisti che non c'era proprio speranza di riprendere una partita nata male e finita peggio. Se poi l'azione migliore costruita dai biancocelesti finisce sul sinistro di Cavanda che, tutto solo davanti a Rafael, tira in bocca al portiere del Napoli, allora non è aria di riuscire a salvarsi dalla terza sconfitta in casa dopo quelle contro Udinese e Juventus. In tutti e tre i casi la Lazio non ha segnato confermandosi forte quando va in vantaggio, meno quando si tratta di risalire la corrente (una sola rimonta a Parma). Senza Marchetti, De Vrij, Gentiletti, Lulic, Mauri e Anderson, il tecnico della Lazio aveva preparato ancora una volta benissimo la gara. Dentro Ledesma, densità a centrocampo e i fantasisti del Napoli schiacciati dietro sotto il pressing di Keita e Cavanda a sinistra, Basta e Candreva dall'altra parte. Dopo una primo tempo dominato, Pioli si conferma meno bravo a leggere le gare. Dentro Klose, fuori Ledesma e centrocampo in difficoltà per un quarto d'ora in cui il Napoli si avvicina al raddoppio. Attenuanti ce ne sono tante, questo girone d'andata si chiude con tanti rimpianti per le rimonte subite e i punti buttati nella ripresa al termine di sfide che sembravano vinte.
Inutile negarlo, il colpo inferto da Higuain è di quelli difficili da digerire. Oltretutto il sorpasso della coppia Napoli-Samp e la Fiorentina ormai a un punto dopo essere stata anche a -9, suggeriscono una riflessione. Intanto tutte le dirette concorrenti, magari con opposti risultati, provano a investire qualche soldo sul mercato anche vendendo pedine importanti come Ferrero (Gabbiadini) ma ricomprando Muriel ed Eto'o. La Lazio, invece, resta ferma a discutere su 100 mila euro in più o meno per un giovane olandese. Lotito spera di essere stato più bravo degli altri in estate ma i risultati per ora non gli danno ragione. E il terzo posto rischia di diventare una chimera come sempre negli ultimi anni.
Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:
Dentro la delusione di Pioli c'è stato un momento di rabbia, espressa con il solito garbo, nei confronti di Rizzoli. Roma e Napoli, due partite decisive, Lazio penalizzata. Troppo sportivi, i biancocelesti non hanno mai alzato la voce. Cross di Keita, il pallone sbatte sulla mano di Albiol e poi finisce sulla mano di Maggio. Niente rigore. Un altro fallo di mano di Albiol sul passaggio di Djordjevic per Klose. Niente rigore. E allora Pioli ha piazzato l'affondo. La domanda verteva sul primo reclamo. Mica l'episodio ha contestato il tecnico della Lazio, ma l'abitudine (tutta italiana) di lamentarsi l'intera settimana per condizionare gli arbitri e ottenere alla lunga compensazioni. "Non voglio giudicare, non sono qui a dire che fosse rigore. Dispiace, e mi dispiace molto dire questo, perché ho il dubbio che a forza di lamentarsi qualcosa in più si ottiene... E' una mentalità sbagliatissima. Il dubbio c'è ed è quello che non va bene". Una risposta, una legnata. Basta e avanza per dare il titolo a cui si aggiunge una contestazione a posteriori nei confronti di Orsato, arbitro del derby. La Lazio ha pagato le assenze, tra tante anche quella di Marchetti, squalificato dopo il quarto cartellino giallo preso per perdita di tempo. Pioli non se l'è sentita di accusare Federico, ha protetto Berisha (colpevole sul tiro di Higuain) e ha rivelato un retroscena che non era emerso otto giorni fa. "Marchetti può stare più attento. Ma l'arbitro addizionale nel derby gli aveva detto di buttare via lo scaldacollo e l'arbitro lo ha ammonito. Una situazione strana e ancora da comprendere... Detto questo, abbiamo vinto e perso le partite con Berisha come abbiamo vinto e perso con Marchetti".
Mezza papera dell'albanese sul tiro di Higuain, ma la Lazio avrebbe potuto evitare la ripartenza del Napoli. Era uno dei pericoli principali da cui guardarsi. "E' stata sbagliata un'uscita a metà campo" ha osservato Pioli, salvando la prestazione della Lazio. E qui ci sono gli altri titoli di giornata. "Ho visto una squadra con grande personalità, con grande voglia, con grandissima qualità. Serviva maggiore precisione. Abbiamo commesso qualche errore di troppo dal punto di vista tecnico. Ma la Lazio è stata all'altezza del Napoli, una squadra importante e che partiva con l'obiettivo di lottare per lo scudetto". I rimpianti sono legati alle occasioni fallite nel primo tempo. "Credo la Lazio abbia dato molto. Abbiamo giocato solo noi. Loro sono stati bravi a sfruttare l'unica occasione concessa. Anche nella ripresa abbiamo creato situazioni pericolose, forse con meno lucidità e un po' di confusione. Mi dispiace perché la prestazione della squadra non è stata accompagnata dal risultato. Non meritavamo la sconfitta". E ancora. "Ci abbiamo creduto sino alla fine. Una zampata o la giocata individuale possono risolvere partite così bloccate". Dopo l'intervallo ha aggiunto Klose e tolto Ledesma. Pioli ha protetto Djordjevic, che ha lavorato benissimo per la squadra ma non è riuscito a tirare. "E' inevitabile che gli attaccanti prendano coraggio e fiducia con i gol. Filip ha fatto un lavoro fantastico, ha aperto spazi e concluso. Siamo stati costantemente nella metà campo del Napoli. La squadra non meritava un risultato negativo". Non trovando l'ultimo passaggio e il movimento tra le linee di Mauri e Felipe, Pioli ha raddoppiato le punte. Sperava nei cross di Candreva e Keita. "Un dato di fatto è sicuro. Siamo andati molto bene sulle fasce, creando occasioni pericolose, avevamo poca presenza in area, Klose ci doveva garantire. Nel calcio vince chi la butta dentro. Il Napoli ha sfruttato l'unica occasione. La presenza di Djordjevic è stata importante. Gli è mancato poco per essere decisivo, presto tornerà ad esserlo".
Ha difeso il tedesco, rimasto totalmente fuori dalla partita. "Klose s'è mosso vicino a Djordjevic, è mancata la zampata vincente, ha fatto il suo lavoro. Il cambio lo rifarei. A fine primo tempo, sfondavamo sulle fasce". Al giro di boa, un passo indietro in classifica. "Volevamo mantenere il terzo posto, era meritato, ma sino alla fine del campionato sarà una lotta dura. Non c'è solo il Napoli in corsa. Ci siamo e vogliamo provarci. Tornare in Europa è il nostro obiettivo. L'Europa ha due facce, ce n'è una ovviamente che piace di più. Ora ci aspetta un altro scontro diretto, il Milan ha i nostri stessi obiettivi. Mi aspetto una reazione e la volontà di dimostrare, come è accaduto con il Napoli, che siamo una squadra competitiva. Siamo abbacchiati, ma ancora più convinti dei nostri mezzi". Occhio alle sorprese di fine gennaio. "La società sa benissimo le nostre situazioni e sta lavorando in diverse direzioni".
Dalla Gazzetta dello Sport:
Ora Danilo Cataldi dovrà concedersi alla famiglia e festeggiare, magari offrendo la cena a tutti. Dopo l'esordio in Coppa Italia contro il Torino, il centrocampista della Lazio aveva posticipato la cena aspettando l'esordio "vero", quello in Serie A. E dopo mesi di attesa finalmente ieri è riuscito a coronare il suo sogno. Certo, la sconfitta attenua un po' la gioia dell'esordio, ma la prima vittoria in campionato non tarderà ad arrivare. Francesco, il papà, è emozionatissimo: "Quando è entrato ha realizzato tre sogni – racconta -. Il suo, quello di mia moglie e il mio". I genitori erano in tribuna, e, ammette papà Francesco, anche questa volta avevano pensato che l'esordio slittasse: "Abbiamo aspettato a lungo. Finalmente questo giorno è arrivato. Anche se speravamo entrasse un po' prima, ma sarà per la prossima". Un ringraziamento va ai tifosi, che hanno subito inneggiato a Danilo: "Mio figlio è fortunato: gioca in una squadra forte, con una società solida alle spalle e con un pubblico meraviglioso". Poi la conferma: "Anche se la Lazio ha perso, Danilo non ha scuse. Dobbiamo andare fuori a festeggiare". Decisivo due stagioni fa per la conquista dello scudetto Primavera (realizzò una doppietta in finale contro l'Atalanta), Danilo sogna ora di ripercorrere la carriera di Alessandro Nesta, che, come lui, prima di esordire con i grandi aveva conquistato il tricolore Primavera.
Da Il Messaggero:
Tanto va il Napoli contro gli arbitri, che ci lascia lo zampino: "Mi viene il dubbio che a forza di lamentarsi, poi qualcosa si ottiene. E questo mi dispiace", tuona Pioli. Senza invocare oltremodo il rigore per il mani non concesso da Rizzoli: "Perché comunque non meritavamo di perdere. Abbiamo giocato solo noi, messo sotto il Napoli con grande voglia e personalità". L'ha visto pure Lotito: "C'è amarezza per non aver raggiunto un risultato positivo, come avremmo meritato, ma non abbiamo nulla da rimproverarci. Abbiamo dimostrato di essere una squadra competitiva e di valore. Restiamo in corsa per l'Europa, questo è ciò che conta, consapevoli di aver svolto una prestazione di alto profilo. Congratulazioni ai ragazzi e allo staff tecnico per l'ottima partita disputata, nonostante il peso di assenze importanti". Vedi Napoli e poi Mauri... In tribuna. Quanto costa il forfait del capitano. Per non parlare dello stop di Anderson. Keita prova a essere Felipe: salta l'uomo più d'una volta ma non è certo il cecchino che la mette dentro: "Nel primo tempo abbiamo attaccato bene le fasce – spiega Pioli – ma avevamo poca presenza in area. L'ingresso di Klose doveva favorire questa soluzione. Abbiamo giocato con grande spirito, abbiamo messo sotto un avversario importante. Ma loro hanno sfruttato l'unica occasione avuta". Ancora Radu, fuori forma ormai da tre partite (ricordate le colpe nel derby?), sbaglia tantissimo. Ed è disastroso quando si lascia anticipare da un lancione di Mertens, senza mettere poi il piede sul tiro di Higuain: la bestia partenopea (sesto gol ai biancocelesti) molla un siluro nel sette, che piega le mani del "colpevole" assoluto Berisha.
Non si può prendere una rete così sul proprio palo malcoperto. Etrit era fermo da tempo, aveva accumulato minuti mercoledì in Coppa Italia col Torino. E' uno affidabile, lo ha dimostrato nei sei mesi della passata stagione, difficilmente fa papere. Eppure crescono i rimpianti per l'assenza di Marchetti, squalificato per 4 gialli per perdita di tempo: "Sicuramente deve stare più attento – ammette Pioli – anche se nel derby l'episodio dell'ammonizione è stato difficile da comprendere. Comunque abbiamo vinto o perso con Federico, così come abbiamo vinto o perso con Berisha". Il presagio d'Olimpia, atterrata in Sud prima della partita, aveva mandato in subbuglio lo stomaco. Già cigolante per il vuoto lasciato dalle troppe assenze. Pioli sceglieva Ledesma (e non Onazi) in mezzo al campo con Biglia, trasformava il 4-3-3 in 4-2-3-1: Parolo era più libero di spingere, di provare a fare il Mauri come ai tempi del Parma. Marco prendeva una traversa di testa, poi poco Parolo ai fatti. Che smentivano le scelte iniziali del tecnico: dentro Klose per provare la rimonta, fuori Ledesma reo d'aver spento Biglia per un tempo. Il Napoli nemmeno approfittava dello sbilanciato 4-2-4, ma la Lazio faceva poco sotto porta: "Rifarei la stessa scelta. Dagli attaccanti ci si aspetta sempre la giocata vincente, ma Miro si è mosso come doveva vicino a Djordjevic. Anche la presenza di Filip è stata importante. Gli è mancato poco per essere decisivo e tornerà presto a esserlo".
Sorpasso partenopeo e della Samp in classifica, questi tre punti sono lava. Incandescente sulla testa di Lotito e Tare, che pensano ancora forse di poter raggiungere il massimo risultato (la Champions) con il minimo sforzo (i rincalzi a disposizione). Questa Lazio ha urgente bisogno di rinforzi in difesa. Se la fascite plantare dovesse tormentare ancora de Vrij, potrebbe restare solo Novaretti dopo il Milan: "La società sa benissimo quali sono le nostre esigenze – assicura Pioli – ma ora noi dobbiamo pensare solo allo scontro diretto con i rossoneri". Ci sarà ancora Cana, che sta facendo più del suo, ma tra l'altro è diffidato (insieme a Radu e Cavanda): "Siamo in emergenza, forse ci serve qualcuno. Ma la Lazio ha comunque una rosa ampia e non so se gli assenti avrebbero fatto meglio dei presenti col Napoli. Di sicuro col Milan bisognerà ripartire da questo spirito vincente. Possiamo arrivare al terzo posto, vogliamo regalarlo ai nostri tifosi". Che rivedono la Champions, nostalgia Cana-glia.