Home cup match played on 01 March 2017.
Kicked off at 8:45 PM

1 marzo 2017 - Roma, stadio Olimpico - Coppa Italia, Semifinale di andata - inizio ore 20.45

LAZIO: Strakosha, Bastos, de Vrij, Wallace, Basta, Parolo, Biglia, Milinkovic-Savic (91' Murgia), Lukaku (80' Crecco), Felipe Anderson (67' Keita), Immobile. A disposizione: Vargic, Adamonis, Spizzichino, Hoedt, Mohamed, Luis Alberto, Lombardi, Djordjevic. Allenatore: S. Inzaghi.

ROMA: Alisson, Rudiger, Fazio, Manolas; Peres (86' Totti), Paredes (63' Perotti), Strootman, Emerson, Salah (69' El Shaarawy), Nainggolan, Dzeko. A disposizione: Szczesny, Lobont, Juan Jesus, Vermaelen, Mario Rui, De Rossi, Grenier, Gerson. Allenatore: Spalletti.

Arbitro: Sig. Irrati (Pistoia) - Assistenti Sigg. Di Fiore e Manganelli - Quarto uomo Sig. Massa.

Marcatori: 30' Milinkovic-Savic, 78' Immobile.

Note: ammonito al 41' Parolo, al 72' Rudiger, al 90'+3' Biglia tutti per gioco falloso, al 76’ Strakosha per comportamento non regolamentare. Angoli: 7-7. Recuperi: 0' p.t., 6' s.t.

Spettatori: 30.000 circa.

La Gazzetta dello Sport titola: "Mago Simone. Inzaghi con la Lazio imbriglia la Roma. Suo il derby d’andata. Azzecca tutto, compresa la gabbia che neutralizza Nainggolan: Milinkovic e Immobile gli regalano la vittoria su Spalletti".

Continua la "rosea": La notte si ritinge di bianco e celeste, la notte è della Lazio e del suo "capitano, o capitano". Simone Inzaghi veste i panni del diabolico stratega, imbriglia la Roma e la mette k.o. La Lazio non vinceva un derby da quasi 4 anni e l’ultimo, guarda un po’, è stato la finale di Coppa Italia e di sera. Oddio, era maggio e si giocava alle 18, ma poi di derby la sera non se ne sono più visti. Alla Lazio piace la notte e la Coppa Italia. Con le grandi in campionato non cava un ragno dal buco, in coppa dopo aver fatto fuori l'Inter ha messo una buona ipoteca per eliminare i giallorossi. Un 2­-0 secco, strameritato, che non chiude affatto il discorso ma che rilancia una squadra che galleggia tra il buono e l’ottimo, senza decidersi. Questa vittoria vale triplo, ma non per Spalletti, che stavolta deve inchinarsi al giovane collega. È stata una vittoria totale: nei duelli personali e nella tattica. Immobile batte Dzeko e già raggiunge il miglior Klose nei gol stagionali alla Lazio (16). Facile prevedere che lo supererà e attaccherà Rocchi (19), cannoniere dell’era Lotito. Milinkovic batte super ninja Nainggolan nella sfida dei "falsi" trequartisti. Anderson (decimo assist tra tutte le competizioni, record condiviso con Callejon) batte Salah nel duello degli incursori. Ma il vero vincitore è Inzaghi.

All’insegna del realismo, senza Radu e Lulic squalificati, ha disposto una Lazio a specchio della Roma, ma più chiusa, con due uomini dietro alla punta e due laterali dinamici, Basta e Lukaku, in grado di ostruire le fasce. La Roma si è adagiata sulle intenzioni della rivale, mettendoci poco ritmo e poche idee a centrocampo. Il poderoso possesso palla della banda Spalletti si è fatto via via più sterile, perché Peres ed Emerson non riuscivano a trovare le vie per l’affondo e in mezzo Nainggolan era l’osservato speciale di Biglia e Parolo, con Bastos in seconda battuta. Col Ninja costretto a retrocedere per avere palloni giocabili e Salah in giornata apatica, Dzeko restava solo a lottare con un sontuoso De Vrij. La Lazio invece aveva buon gioco nelle ripartenze con Immobile che metteva in seria difficoltà Fazio e Milinkovic sempre pronto all’inserimento. Come nell’azione del gol, quando il serbo ha lanciato Anderson, che ha bruciato Fazio, e poi è andato a raccogliere il passaggio di ritorno anticipando Strootman. Un vantaggio meritato, perché Alisson si era già prodotto in due buoni interventi su Immobile e Milinkovic. La reazione della Roma è stata debole: in un quarto d’ora ha prodotto solo una zuccata di Dzeko alta di poco. Il secondo round non ha cambiato il corso della sfida. Anzi. La Roma ha intensificato il possesso palla, ma non l’andamento, troppo lento per impensierire una squadra disposta benissimo. A parte un palo esterno di Salah su bel lancio di Nainggolan, per mezzora Dzeko e compagnia hanno sbattuto contro la difesa.

Spalletti ha provato prima a inserire Perotti per un Paredes che non è mai riuscito a prendersi il centrocampo e ha arretrato il Ninja. Poi ha cambiato Salah con El Shaarawy. L’argentino ha dato un po’ di vivacità, l’italo egiziano invece si è perso nella giungla laziale. Inzaghi ha vinto anche con il cambio pedina: dentro Keita per Anderson e assist del senegalese per il raddoppio di un Immobile tarantolato, che anche prima aveva segnato un gran gol ma in fuorigioco. Dopo il 2­-0, Strakosha ha mostrato i suoi riflessi su un tiro di Emerson deviato da Dzeko. E poi è tornato a riposare. La mossa Totti nel finale non ha sortito alcun effetto. Non c’è dubbio che la sonante e faticosa vittoria sull’Inter abbia pesato sui muscoli dei giocatori di Spalletti, la Lazio era di sicuro più fresca. Ma era anche più convinta, più cattiva, più vogliosa di rompere la dittatura dei rivali nei derby (5 vittorie e due pareggi dopo la finale di Coppa Italia del 2013). La Lazio ha vinto con la voglia e con le idee di Inzaghi. Milinkovic dietro Immobile, ma anche uomo a tutto campo, è stata la mossa decisiva. Subito dietro, la scelta di Lukaku che non si è limitato a oscurare Peres ma ha anche spinto come un forsennato sulla fascia, tanto da chiedere la sostituzione nel finale per l’esaurimento della benzina. Non è proprio una sorpresa: Inzaghi sa come imbrigliare la Roma. Fino alla stupidaggine di Wallace, aveva giocato alla pari anche nel derby d’andata di campionato. Ora tocca a Spalletti trovare le contromosse.

Il Corriere dello Sport titola: "Roma ko. Grande Lazio con Ciro e Keita. Un super Milinkovic apre, Immobile chiude i conti. Finale vicina, ora ai giallorossi servirà un’impresa".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Meritato dall’inizio alla fine. Una grande Lazio ha vinto il derby non solo col cuore e l’orgoglio, l’ha vinto anche col gioco, le idee, la testa e la convinzione. Un giovane allenatore ha saputo portarla oltre i suoi limiti e ben oltre i pregi della Roma. Come Inzaghi aveva pensato la partita, così è andata. La Lazio ha voluto più della Roma questa vittoria, non ci riusciva dalla famosa finale del 26 maggio di quattro anni fa, erano passate 7 partite e questa era l’ora di rifarsi, di nuovo in Coppa Italia. Simone non ha sbagliato niente, né l’impostazione, né le scelte prima e durante la gara. Della Roma, invece, non si è capita la morbidezza, la lentezza e soprattutto il modo irresoluto di attaccare. Ha tenuto palla (oltre il 66 per cento di possesso), ma trovando pochissimi sbocchi. Ha presunto una superiorità che non si è mai manifestata. Il 2-0 non mette al riparo la Lazio dalle insidie del ritorno, ma certo è un bel modo di chiudere la prima parte della sfida. Nel primo tempo c’erano state tre partite diverse, il primo squarcio e l’ultimo della Roma, ma il pezzo di gara in cui la Lazio è diventata protagonista è stato decisivo. L’avvìo di marca Spalletti era dovuto in buona parte alla difficoltosa interpretazione dei biancocelesti del modulo pensato da Inzaghi: tre difensori centrali, due terzini veri, due centrocampisti, due trequartisti e Immobile davanti.

Per il movimento continuo di Nainggolan, ai cinque difensori laziali restavano solo due riferimenti, Dzeko e Salah: aritmeticamente erano troppi dietro e pochi in mezzo. Così la Roma ha preso possesso della manovra e ha creato qualche pericolo con Dzeko e Manolas. In quel periodo di controllo e iniziativa, alla Roma sono mancati ritmo, velocità e cattiveria. E anche un po’ di umiltà. Intorno al 20', la Lazio si è assestata. Milinkovic ha trovato la posizione buona per colpire e nessun romanista è riuscito più a contenerlo, Immobile è entrato con forza in partita e ha messo a soqquadro la difesa della Roma, dietro De Vrij ha cominciato a prendere le misure a Dzeko dopo averne sofferto le sponde mentre Wallace e Bastos chiudevano ogni varco, Parolo ha controllato meglio Nainggolan quando passava dalle sue parti, infine Lukaku ha disorientato Bruno Peres con le sue continue accelerazioni. In 10 minuti, la squadra di Inzaghi ha creato tre ottime occasioni e poi ha segnato. La Roma si è fatta sorprendere, pensava di avere la partita in mano, di essere tecnicamente e fisicamente superiore. E’ stato un errore di presunzione e di leggerezza difensiva, come ha dimostrato la rete di Milinkovic. Felipe Anderson, fino a quel momento fuori partita, ha rubato la palla a Manolas, l’ha toccata a Milinkovic che gliel’ha restituita: con uno scatto terrificante il 10 biancoceleste ha incenerito Fazio (che nemmeno ha provato a rincorrerlo) e dal fondo ha piazzato la palla per Milinkovic che l’ha messa in rete dopo aver bruciato a sua volta Strootman e Manolas. Ma oltre al gol, la solida difesa giallorossa ieri ha barcollato di continuo sotto i colpi di Immobile e Felipe.

Era il gol che Inzaghi aveva studiato, palla rubata a metà campo e ripartenza sullo spunto micidiale di Felipe Anderson. Fatto il gol, la Lazio si è di nuovo ritirata nel proprio centrocampo e ha rischiato di farsi raggiungere subito da un colpo di testa di Dzeko. La Roma ha ripreso il comando del gioco, ma sempre con una insolita lentezza. La ripresa è iniziata come la fine del primo tempo, Roma in attacco, Lazio nel proprio centrocampo, con gli spazi a disposizione del contropiede di Immobile, Felipe e del solito rimorchio di Parolo. Spalletti ha cercato di aumentare la qualità e il peso dell’attacco mettendo Perotti al posto di Paredes e facendo arretrare Nainggolan al fianco di Strootman. La felice risposta di Inzaghi è stato Keita per Anderson: quegli spazi invocavano un puledro fresco. La Lazio era dentro il suo gioco molto più di quanto lo fosse la Roma, la cui superiorità tecnica veniva annullata dalla corsa, dalla forza, dalla prontezza di una squadra messa meglio in campo. Spalletti ha provato anche con El Shaarawy, per poi infuriarsi con lo stesso giocatore per una posizione sbagliata. Tutto il contrario di Inzaghi con Keita. L’intuizione di Simone è stata premiata dallo scatto terribile del giovane Balde che ha circumnavigato Manolas, ha messo la palla in mezzo e Immobile, che intanto si era staccato dalla marcatura di Rüdiger, ha fatto il 2-0. La mossa disperata di Spalletti è stata quella di Totti: 10 minuti, recupero compreso, per il capitano. Ma la Lazio ormai era imprendibile.

Il Messaggero titola: "Lazio, maledizione finita. Coppa Italia, i biancocelesti vincono il derby dopo 4 anni e prenotano la finale. Decidono Milinkovic e Immobile. Inzaghi dà una vera lezione tattica a Spalletti: Roma sfasata e irriconoscibile rispetto alla gara contro l’Inter".

Prosegue il quotidiano romano: La Lazio si riprende il derby. Con merito e astuzia. E, come nel 2013, lo torna a vincere sempre in Coppa Italia, interrompendo il digiuno durato, dal 26 maggio di 4 anni fa, 7 partite. Il verdetto della semifinale d’andata, tra l’altro, può incidere sulla partita di ritorno: il 2 a 0 mette al sicuro Inzaghi che, riscattando il ko in campionato, ha restituito la lezione a Spalletti. Che, nella notte in apnea all’Olimpico, non è riuscito a riportare a galla la Roma, irriconoscibile e sfasata. La scelta degli interpreti, quelli previsti, va presto a confermare come Inzaghi e Spalletti vogliono girare il film del derby. La Lazio si chiude per ripartire, la Roma palleggia per colpire: proprio il contrario di quanto accadde nel match del 4 dicembre in campionato. Scambio delle parti. La sfida in Coppa Italia, tra l’altro, è allo specchio, con i tecnici che si affrontano con lo stesso sistema di gioco. Il 3-4-2-1 è, però, proposto in maniera differente. La cerniera biancoceleste si allarga fino a 5 difensori, con Basta e Lukaku diligenti ad allinearsi a Bastos, Lukaku e Wallace. Milinkovic, quando è il caso, si abbassa accanto a Biglia e Parolo (che non ci sarà nella gara di ritorno perché, diffidato, è ammonito e sarà squalificato).

Felipe Anderson è il primo contropiedista, Immobile il riferimento unico in avanti. La ragnatela giallorossa è avvolgente con la partecipazione proprio degli esterni Peres ed Emerson, ma si strappa spesso al limite dell’area: Salah e Nainggolan sbattono contro il muro avversario, Dzeko è circondato, Strootman e Paredes lenti nel proporsi in attacco. La Roma, a metà tempo, rallenta e fa capire di non essere più abituata al possesso palla insistito. L’assetto diventa più lungo e la Lazio ne approfitta. Lukaku prende coraggio a sinistra e trova il cross perfetto: stacco e girata di testa di Milinkovic e volo da applausi di Alisson. E’ il primo messaggio di Inzaghi. La strategia sembra quella giusta. Immobile si scalda e accelera. E, subito dopo aver ascoltato lo speaker dello stadio invitare i tifosi biancocelesti a smetterla con i buu a Ruediger (si sentiranno di nuovo nella ripresa), cambia la storia del match. Manolas perde palla in uscita, Milinkovic la conquista e verticalizza per Felipe Anderson. Che scatta e semina Fazio, prima di regalare l’assist proprio a Milinkovic. Ripartenza perfetta, insomma, per il vantaggio. I giallorossi, senza ritmo, lavorano per Dzeko che però non inquadra la porta. Immobile e Felipe Anderson, invece, continuano a sprintare verso Alisson. Fisicamente la Lazio è più brillante. Sfrutta la corsa e anche la freschezza. L’assenza degli squalificati Patric, Radu e Lulic non pesa. La Roma, invece, fatica a stare in partita. Il turnover al minimo non paga: solo 3 novità, portiere compreso, dopo Milano. Sciatta e lenta nel fraseggio. Salah prende il palo esterno, sinistro da fuori: spunto individuale, perché il coro stona. L’assedio è sterile e l’attacco da 84 gol fa cilecca.

Spalletti aspetta più di un’ora per intervenire: Perotti per Paredes, con Nainggolan chiamato a fare il mediano. Inzaghi, replicando al collega, indovina la mossa: Keita per Felipe Anderson. Ha spazio pure El Shaarawy: fuori Salah. Ma arriva, invece, il raddoppio: il gol è la fotocopia di quello di Milinkovic. Stavolta è Keita a seminare Manolas e Immobile a piombare in area per fare centro. Le sostituzioni servono solo ad allungare il recupero fino a 6 minuti: Crecco per Lukaku, Totti per Peres e Murgia per Milinkovic. L’unico tiro è di Emerson. L’abbraccio più grande, al fischio finale, è quello dei compagni per Wallace.

Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara: E’ stata la notte della Lazio di Inzaghi, un gruppo formidabile, compatto e unito intorno al suo timoniere. Ha vinto Simone, abile stratega. Non ha sbagliato una mossa. Scacco matto a Spalletti. Un capolavoro tattico per prendere le misure alla Roma, mandarla al tappeto con il gol di Milinkovic e stenderla con il colpo del ko firmato da Immobile e ispirato da Keita, sganciato nell’ultima mezz’ora. "Fa piacere ricevere i complimenti. E’ stata una partita perfetta. Abbiamo concesso quasi nulla, solo qualche cross alla Roma, a parte una parata di Strakosha. L’avevamo preparata bene. I ragazzi sono stati straordinari, hanno messo in campo tutto quello che avevano. Ora ce lo godiamo, poi penseremo al derby di ritorno. Tra un mese sarà dura". E’ orgoglioso del suo gruppo. "Sono stati decisivi tutti, chi ha giocato, chi è subentrato, anche chi non ha giocato. Ho vinto con ragazzi come Strakosha, Crecco e Murgia, che ho visto crescere. Alleno 23 leoni". Festa vera, Inzaghi e la Lazio in estasi, perché è stato rotto l’incantesimo. La vittoria nel derby mancava dal 26 maggio 2013. Simone ha pensato al popolo biancoceleste. "Era tanto tempo che i tifosi aspettavano di festeggiare, vedere una Curva così piena mi ha emozionato prima della partita e alla fine. Sappiamo di essere alla metà dell’opera, vogliamo la finale". Inzaghi ha difeso la Nord. Rudiger è stato fischiato a lungo. "Non li ho sentiti, se ci sono stati ululati sono sbagliati, non sono da giustificare anche se c’è stato qualcosa nell’ultimo derby. Ringrazio i ragazzi della Curva, sono stati straordinari. Ho rivisto la Nord dei miei tempi, non si vedeva un seggiolino libero, mi sono emozionato, di solito non vedo il riscaldamento. I ragazzi li hanno sentiti, il loro appoggio è stato fondamentale".

E’ più vicino alla finale, ma non si sente al traguardo. "Sono fiducioso, perché vedere giocare la Lazio in questo modo mi dà fiducia. Sarà dura al ritorno. Ora godiamocela". Il suo primo pensiero, al rientro nello spogliatoio, è stato per la famiglia. "Ho fatto subito i complimenti alla squadra, poi ho chiamato la mia compagna Gaia e i miei genitori (mamma Marina e papà Giancarlo, ndr). Lotito avrò tempo di vederlo. Peruzzi e Tare si sono stretti in un abbraccio con tutti noi nello spogliatoio". Ha avuto risposte importanti da giocatori poco impiegati. "Sapevo che Bastos e Lukaku potevano darmi tanto. Sono ottimi professionisti. Non avremmo dovuto sbagliare l’approccio. Nessuno ci aveva regalato la semifinale, battere Genoa e Inter non era stata una passeggiata. Dovevamo con tutte le forze fare nostro il primo round". Il belga sulla fascia sinistra è stato straripante. Lukaku lavora bene, sapevo non mi avrebbe tradito, ha avuto un infortunio in nazionale e ha perso due mesi, davanti ha giocatori esperti come Radu e Lulic, lo avevo impiegato a Pescara perché sapevo mi sarebbe servito". Inzaghi ha diviso i meriti con i suoi collaboratori. "Ho un grandissimo staff accanto. Farris, Cecchi, Cerasaro, Allavena, Grigioni, Ripert, Fonte, Bianchini. Siamo tutti sulla stessa barca. Ci siamo riuniti con lo staff domenica dopo l’Udinese per vedere insieme Inter-Roma. Abbiamo lavorato a fondo non avendo tanto tempo per preparare il derby".

La Lazio ha vinto con muscoli e tecnica. "Vittoria meritata. Ho visto corsa, velocità, determinazione, compattezza. I cinque difensori sono stati bravissimi. Ora è giusto goderci questa vittoria, ma sappiamo si tratta solo del primo round e ci mancherà Parolo al ritorno". Ora di nuovo sotto con il campionato. "Con 50 punti dovremmo essere terzi, forse quarti, invece ci sono squadre che stanno andando come noi. Abbiamo dimostrato di poter vincere anche con le grandi squadre. Con Napoli e Fiorentina non avevamo avuto problemi, con l’Inter in Coppa Italia neppure. Ora dovremo continuare a correre e pensare al Bologna sapendo di aver speso tante energie fisiche e nervose nel derby".

Sono gli eroi che tutti aspettavano dopo il 26 maggio 2013, lasciate che se la godano. Milinkovic, Immobile, Felipe e Keita, quanto sono belli. Sono gli eroi che tutti cercavano. Hanno vinto per tutti, per la Lazio, per i tifosi, per scrivere una nuova storia. Milinkovic e Immobile i goleador, Felipe e Keita gli assistman, le stelle di una notte attesa tre anni e mezzo. Ragazzi fieri e tosti. Sempre a testa alta, con spirito indomito. Milinkovic, un gigante devastante, smisurato, ha lottato a tutto campo. Immobile, un centravanti che è un carrarmato, ha attaccato a tutto spiano. Felipe e Keita, due diavoli che in giornata di grazia ti portano alla perdizione, tale è il magnetismo della loro arte, delle loro fughe, dei loro assist. E’ stato prodigioso e rapido il passaggio al bacio di Felipe per Milinkovic, che poi saluta il gol via web: "E’ la cosa più bella della mia vita". E’ stato imprendibile Keita quando è andato via ai romanisti e ha servito Immobile davanti alla porta.

E’ successo, finalmente. Con talento e coraggio s’è vinto un altro derby dopo cinque sconfitte e due pareggi, sembrava una maledizione. E’ stato un soprassalto d’orgoglio. Milinkovic, Immobile, Felipe e Keita sono gli eroi di una nuova storia, sono gli eroi della vittoria della liberazione: "E’ una delle serate più belle della mia carriera. Voglio continuare a fare gol! E’ stato bello vincere il derby e fare un passo in avanti per la qualificazione alla finale di Coppa Italia. Vogliamo giocarla noi! La gente ci aveva chiesto a gran voce la vittoria, siamo riusciti a conquistarla. Ringrazio la squadra e i nostri magnifici tifosi", ha gridato Ciro dopo il 2-0 sulla Roma. E ha continuato a liberare la sua gioia sino a mezzanotte: "Sto dando continuità al lavoro, voglio continuare così. Sicuramente adesso abbiamo un piccolo vantaggio sulla Roma perché non abbiamo subito gol. Ma loro sono una grande squadra, dovremo preparare bene il ritorno. Napoli e Juventus sono due grandi realtà, speriamo di arrivare in finale". Ciro è scatenato, ha ancora fiato dopo una partita vissuta a cento all’ora, senza fermarsi un attimo, attaccando tutta la difesa romanista: "Volevamo vincere il derby e vogliamo arrivare in finale. La partita l’abbiamo preparata bene. Ringrazio i compagni, Inzaghi e i tifosi. E’ stata una serata perfetta, siamo felici, la squadra ha meritato di vincere. E’ stato tutto incredibile".

Immobile non ha mai smesso di ringraziare tutti, i tifosi e i compagni, è stato un gruppo unico, unito: "Milinkovic, Keita e Felipe sono stati fantastici. Keita e Felipe di solito sono abituati a giocare sulle corsie esterne, stavolta hanno giocato dentro al campo. Sono stati decisivi. Keita è stato fenomenale, mi ha servito un assist bellissimo. Entrambi hanno fatto una grande figura. Il gol? E’ stata un’emozione da condividere con tutti, frutto di un’azione corale, di squadra. Ho pensato solo a correre per andare sotto la Nord, per festeggiare". Ciro è al sedicesimo gol stagionale, quattordici li ha segnati in campionato, due in Coppa Italia con quello di ieri: "Se lavoro bene i gol arrivano". Ha puntato subito il Bologna, è affamatissimo: "Vogliamo andare lì per vincere. Il mio obiettivo personale? E’ continuare a fare bene, è continuare a segnare. Se mi faccio trovare pronto le occasioni le sfrutto. Mi dispiace ancora per la partita pareggiata contro il Milan, capitano giornate storte. Non sono mai arrivato lucido davanti alla porta dei rossoneri, davanti c’era un grande portiere". A Immobile chiedono se sappia quanti chilometri ha percorso: "Non lo so, credo parecchi...". Sono stati 11,425: "Sarei arrivato a casa a piedi... L’importante è la qualità di corsa. So di aver dato una mano alla squadra, sono felice per questo". Corri Ciro, corri.

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