Home league match played on 30 October 2016.
Kicked off at 3:00 PM

30 ottobre 2016 - Roma, stadio Olimpico - Campionato di Serie A, XI giornata - inizio ore 15.00

LAZIO: Marchetti, Basta, Wallace, Hoedt, Radu, Milinkovic (82' Murgia), Parolo, Lulic, Felipe Anderson, Immobile (86' Djordjevic), Keita (60' Biglia). A disposizione: Strakosha, Vargic, Patric, Prce, Cataldi, Leitner, Luis Alberto, Kishna, Lombardi. Allenatore: S. Inzaghi.

SASSUOLO: Consigli, Lirola, Terranova (81' Ragusa), Acerbi, Peluso, Dell'Orco (56' Matri), Biondini (71' Duncan), Sensi, Pellegrini, Politano, Defrel. A disposizione: Pomini, Pegolo, Gazzola, Mazzitelli, Adjapong, Ricci, Iemmello. Allenatore: Di Francesco.

Arbitro: sig. Calvarese (Teramo) - Assistenti Sigg. Posado e Schenone - Quarto uomo Sig. Vuoto - Assistenti di porta Sigg. Banti e Pezzuto.

Marcatori: 50' Lulic, 55' Immobile, 57' Defrel.

Note: ammonito al 33' Acerbi per proteste, al 35' Felipe Anderson e al 37' Lulic per gioco falloso. Esordio in serie A per Dell'Orco. Angoli: 10-4. Recuperi: 0' p.t. e 4' s.t.

Spettatori: 16.000 circa.

La Gazzetta dello Sport titola: "Lazio, profumo Champions. Il Sassuolo mastica amaro. Lulic (in fuorigioco) e il solito Immobile scardinano la difesa allestita da Di Francesco, che con Defrel rimonta e sfiora il pari".

Continua la "rosea": Ora è ufficiale: la Lazio di Inzaghi fa sul serio. Se­sto risultato utile di fila, seconda vittoria consecutiva, ma soprattutto quarto posto in classifica, a due sole lunghezze dal secondo della Roma. Nessuno osa ancora pronunciare la parola Champions, ma andando avanti di questo passo alzare l'asticella dell'obiettivo finale sarà inevitabile. Piace la Lazio di Inzaghi per la sua capacità di dosare sapientemente qualità (espressa soprattutto da un tridente che, per assortimento, ha pochi eguali in Italia) e capacità di soffrire tipica delle provinciali. La vittoria contro un Sassuolo che forse meriterebbe qualcosa di più, arriva proprio grazie al mix che sta facendo le fortune dei biancocelesti. Bravi a non disunirsi nel corso di un primo tempo nel quale il 3­-5­-2 di Di Francesco chiude tutte le strade di accesso alla porta di Consigli; lucidissimi nello sferrare l'uno­-due decisivo al momento giusto, in apertura di ripresa; e poi encomiabili nel resistere nella mezz'ora finale all'assalto degli emiliani che grazie a Defrel riaprono subito la gara che Lulic e Immobile parevano aver chiuso.

In effetti il confine tra vittoria meritata dei padroni di casa e sconfitta ingiusta degli ospiti è labile. Potrebbe varcarlo Ragusa in pieno recupero: Pellegrini gli confeziona un assist al bacio, ma l'attaccante (tra l'altro fresco, perché da poco subentrato a Terranova) manda incredibilmente la palla sul fondo. Più che su questo Di Francesco, a fine gara, recriminerà sul fuorigioco di Lulic in occasione del gol che rompe l'equilibrio. Così come Inzaghi si lamenterà della mancata concessione, nel primo tempo, di un rigore per un mani di Peluso. Al di là dei torti veri e presunti è normale che il tecnico degli emiliani si lamenti. Di più al suo Sassuolo decimato dagli infortuni era difficile chiedere. Per ovviare alla situazione il tecnico s'inventa un modulo da piena emergenza: un 3­-5­-2 i cui esterni (Lirola e il debuttante Dell'Orco) si abbassano quasi sempre sulla linea dei tre centrali. A mali estremi (i titolari assenti sono cinque) estremi rimedi, dunque. Efficaci fino all'intervallo (la Lazio si fa viva solo con un paio di tiri dalla distanza), meno in quei primi, fatali, dieci minuti della ripresa. Ma poi con Matri per Dell'Orco, Di Francesco torna all'abituale 4­-3­-3 e per poco non la raddrizza. Probabile che la stessa prestazione l'anno scorso avrebbe fruttato punti. Il calcio è così, ci sono annate in cui tutto gira alla perfezione, altre meno.

Presto per dirlo, ma la Lazio sembra invece trovarsi nella situazione opposta. Merito di Inzaghi, bravo a costruire una formazione solida, mentalmente prima ancora che tecnicamente. Capace di ovviare senza contraccolpi alle tante e ripetute assenze (nella ripresa si rivede Biglia, ancora lontano però dalla condizione migliore). Squadra solida, con un tridente che, quando si innesca, fa la differenza. Anderson e Keita (tranquillizzati e rivitalizzati dall'allenatore) pur con qualche pausa girano che è un piacere. Il senegalese propizia il primo gol (serpentina sulla linea di fondo e palla che, sporcata da Consigli, Lulic deve solo accompagnare in rete). Il brasiliano, da calcio d'angolo, scodella la palla che, deviata da Radu, consente a Immobile di realizzare il nono gol di questo campionato. Se i due esterni crescono in continuità e l'attaccante si conferma cecchino implacabile la squadra può davvero cominciare a fare sogni di gloria. Intanto sabato c'è un Napoli­-Lazio con profumo di Champions: proprio al San Paolo nel maggio 2015 i biancocelesti vinsero 4­-2 conquistando il terzo posto.

Il Corriere dello Sport titola: "Implacabili. Grande Ciro decollo Lazio. Apre Lulic, raddoppia Immobile (9° gol in campionato). Sassuolo troppo timido, i biancocelesti ora sono quarti".

Prosegue il quotidiano sportivo romano: Vola la Lazio. Spinta dai gol di Immobile e Lulic, dagli scatti di Keita e Felipe, da uno spirito indomabiie. Persino l'Olimpico, di solito freddo e anche ieri vuoto, ha applaudito e si è esaltato assistendo al combattimento della ripresa. Sassuolo al tappeto, sesta vittoria in campionato, sesto risultato utile consecutivo. Inzaghi è salito al quarto posto, appena due punti meno della Roma e uno di ritardo rispetto al Milan. Ha scavalcato il Napoli di Sarri, che sfiderà sabato al San Paolo e si tratterà di un altro test decisivo per misurarne le ambizioni. Simone sta entrando in una dimensione diversa. Un piccolo capolavoro oonsiderando la differenza di investimenti sul mercato rispetto alle concorrenti e le difficoltà da cui era partito a luglio, richiamato al volo per sostituire Bielsa. Ha costruito una squadra vera, capace di abbinare organizzazione e cuore alla qualità di un tridente da sogno. Ha motivato tutti e lanciato dei giovani che alla lunga diventeranno protagonisti. Non finisce di stupire nonostante le assenze pesanti in difesa e dopo aver fatto a meno di Biglia, il suo regista, per un mese. L'argentino è tornato ieri, nell'ultima mezz'ora, per gestire la palla e resistere al tentativo di rimonta del Sassuolo. Questa Lazio corre per l'Europa League, ma continuando così potrebbe inseguire la Champions e meriterebbe, nel suo stadio, un sostegno diverso. Dove sono i tifosi?

Di Francesco, invece, ha sorpreso al contrario. Gli impegni europei e l'emergenza stanno indebolendo la sua creatura. Manca Berardi. Ieri non aveva Cannavaro, Letschert e Antei. Così, al centro della difesa, ha richiamato Terranova, che non giocava da un anno (a parte 54 minuti con l'Udinese a marzo) per due diversi infortuni e ha optato per il 3-5-2 di partenza assai conservativo, perché il debuttante Dell'Orco (a sinistra) e Lirola stazionavano sulla linea dei tre difensori (gli altri due erano Acerbi e Peluso). Difatto era un 5-3-2 con Biondini, Sensi e Pellegrini sulla linea mediana. In otto a difendere davanti all'area di rigore e la sensazione, a giudicare dai nomi lasciati in panchina, è che Di Francesco avesse scelto così per limitare il tridente della Lazio e non a causa dell'emergenza. E' tornato a casa pieno di rimpianti. Ragusa, all'ultimo sussulto della partita, si è divorato l'occasione del pari. La rimonta era diventata possibile cambiando modulo (4-3-3) e atteggiamento con l'ingresso di Matri. Troppo tardi, perché la Lazio era già sopra di due gol. Il piano era stato organizzato confidando nel movimento di Politano e Defrel, che si è trovato dopo 30 secondi la palla per portare in vantaggio il Sassuolo. Marchetti l'ha presa bene, Pellegrini scappava a Milinkovic e la Lazio ha impiegato qualche minuto a interpretare il copione tattico modi?cato da Di Francesco, ma poi ha dato un chiaro indirizzo alla partita. Pressione costante e pazienza, capacità di far girare la palla, un po' meno di verticalizzare.

Con cinque difensori in linea e tre centrocampisti il Sassuolo impediva alla Lazio il consueto cambio-gioco a favorire il due contro uno sulle fasce. Felipe e Keita martellavano, Basta ha protestato chiedendo il rigore per il tocco di mano di Peluso, ci sono state diverse situazioni pericolose e non chiare occasioni da gol. Ma il pallone gravitava in una sola metà campo, quella del Sassuolo. Immobile era circondato e dai tre centrocampisti laziali non veniva fuori l'idea. L'hanno sbloccata i due genietti in avvio di ripresa. Consigli ha respinto il tiro di Felipe, ma poi ha solo toccato (e non trattenuto) il cross di Keita, che si era spostato a destra per sfondare. Tocco decisivo di Lulic, scattato in posizione di fuorigioco. Dopo altri cinque minuti, mentre Di Francesco preparava l'ingresso di Matri, è arrivato il raddoppio. Angolo di Felipe, spizzata di Radu, destro volante di Immobile, a segno per la quinta partita di fila, a un solo gol da Dzeko. La Lazio non ha fatto in tempo a festeggiare. La partita si è subito riaperta per il guizzo di Defrel, innescato da una palla filtrante di Politano. Il Sassuolo, con il 4-3-3, era diventato decisamente più intraprendente. Inzaghi prima ha tolto Keita e ha inserito Biglia passando al 4-5-1. Poi è entrato Murgia per Milinkovic. Wallace e Parolo hanno avuto l'occasione per chiudere il conto davanti a Consigli. E' stata sofferenza e combattimento sino all'ultimo pallone, calciato fuori da Ragusa. Rabbia Sassuolo. La Lazio non è stata beffata come a Torino.

Il Messaggero titola: "Lazio in volo sulla Champions. I biancocelesti battono anche il Sassuolo e salgono al quarto posto della classifica. Segna Lulic in fuorigioco, raddoppio di Immobile al 9° gol della stagione".

Prosegue il quotidiano romano: Ciro Immobile segna e corre con le braccia aperte, a mimare il volo dell'aquila, sotto la curva Nord. E' l'immagine che più di ogni altra racchiude questo straordinario volo della Lazio. I biancocelesti sono al quarto posto in classifica, scavalcato il Napoli e soprattutto sono a meno due dal secondo posto della Roma. Un cammino straordinario quello degli uomini di Inzaghi: sesto risultato utile consecutivo, quattro vittorie con Empoli, Udinese, Cagliari e Sassuolo, ieri per 2-1, e due pareggi con Bologna e Torino. L'ultimo ko è datato 20 settembre, il 2-0 in casa del Milan. Praticamente i biancocelesti nel mese di ottobre non hanno mai perso. Roba da stropicciarsi gli occhi. La Lazio vince forse la gara più difficile, la terza in una settimana, ma soprattutto a soli tre giorni il roboante successo di mercoledì contro il Cagliari. Il rischio di fermare la corsa era altissimo. E invece i ragazzi d'Inzaghi tirano fuori una prova tutta carattere e orgoglio che strappa applausi al pubblico dell'Olimpico sempre più innamorato di questa scanzonata gioventù.

La Lazio sta maturando giornata dopo giornata. Inutile nascondersi o girarci intorno, in altri tempi una gara come quella di ieri i biancocelesti non l'avrebbero mai vinta. Magari l'avrebbero pareggiata. E non bisogna nemmeno andare così tanto indietro nel tempo. Sarebbe bastata la brutta Lazio sconfitta a San Siro dal Milan o quella abulica che ha battuto l'Empoli. Tre punti che significano moltissimo: un'iniezione incredibile di fiducia e soprattutto manciate di convinzione di essere grande. Eh già, perché quel salto di qualità tanto a lungo inseguito dai tifosi è finalmente diventato realtà. La Lazio è la quarta forza del campionato e ha poco da invidiare alle altre. La Juventus fa un torneo a sé ma Roma e Napoli sono decisamente alla portata. La strada da fare è ancora tanta e già sabato al San Paolo avranno un bel banco di prova con cui misurarsi. Vincere per staccare di altri tre punti il Napoli e confermarsi sempre più in volo verso l'Europa. Quella che conta.

Sognare ora non è più reato, soprattutto se ha uno come Ciro Immobile che ha messo a segno il suo nono gol stagionale e va in gol da cinque giornate consecutive. E' lui il capo di una banda fatta di ragazzi che lottano per la maglia e, cosa ancor più importante, che remano tutti nella stessa direzione. Inzaghi è stato bravo a creare un giusto mix con i più anziani. Eccolo rispuntare il generale Lulic. Lui, legato a doppio filo con i destini della Roma, sbuca dal nulla, come in quel 26 maggio storico, e punisce un ex giallorosso come Di Francesco. L'arbitro Calvarese, insieme ai suoi assistenti, gli danno una grossa mano non segnalando la posizione di fuorigioco del bosniaco. Magari una compensazione per quel rigore netto, non dato, per il mani in area di Peluso. Ad inizio ripresa la Lazio è già due a zero, ma la gara non è stata certo così semplice. Di Francesco, che deve far fronte a numerose assenze, schiera un 5-3-2 che imbriglia Inzaghi. I biancocelesti, seppur prendendo in mano la gara, fanno fatica ad abbattere il muro tirato su dagli emiliani. Ci vogliono un rimpallo di Lulic e la stoccata per pirata Ciro. Il gol di Defrel riapre incredibilmente la gara. Uno svarione della difesa che fino a quel momento aveva giocato una gara quasi perfetta. Da lì in poi è stata una sofferenza sino al triplice fischio, quando anche il tecnico laziale si è lasciato andare ad un urlo che sapeva tanto di liberazione. Questa squadra ora ha imparato anche a soffire e a gestire i momenti difficili. Ma come detto la strada è ancora tanta. Mai come oggi, però, quello della Lazio è un volo dolce e pieno di sogni.

Tratte dal Corriere dello Sport, alcune dichiarazioni post-gara:

Attacca Inzaghi, ha voglia di alzare l'asticella, ma tiene sulla corda la Lazio. E' sempre più padrone del suo gruppo. Ha plasmato una squadra tostissima. Dopo il Cagliari, piegato anche il Sassuolo. "Sono due ottime vittorie, avevamo lavorato aspettando il 4-3-3 o il 4-2-3-1 del Sassuolo, invece si sono messi 5-3-2 e questo tipo di assetto ha cambiato l'interpretazione della partita. Sono stati bravi i ragazzi a risistemarsì. Ricordo solo una parata di Marchetti su Defrel. Non abbiamo rischiato niente e creato cross, ma nel primo tempo non siamo stati bravi a riempire l'area come si doveva". Gol di Lulic in fuorigioco, la Lazio aveva protestato in avvio per il fallo di mano di Peluso. "Era un rigore netto e segnando ci avrebbe fatto giocare un'altra partita. Puo capitare. Dispiace. Banti e Calvarese sono ottimi arbitri, di sicuro rivedranno l'episodio". La Lazio ha mantenuto il risultato sino alla fine. "Il gol di Defrel ha riaperto la partita, ma penso sia una vittoria molto importante, dà seguito alle ultime prestazioni. Chiudiamo la settimana con 7 punti, dovevano essere 9 se non avessero fischiato il rigore di Parolo a Torino". Lazio dal cuore infinito. "Ho visto un grandissimo spirito, il Sassuolo continuava a mettere giocatori d'attaoco, c'era da soffrire, il pubblico ci ha aiutato, è stato vicino a noi. Ora ci concentreremo sul Napoli".

Inzaghi pensava all'Europa League, chissà che non comincia a pensare alla Champions. "Sì, si può alzare l'asticella, a patto di continuare a lavorare così e recuperare chi sta fuori. La Lazio può crescere ancora. Ricordiamoci che mancheranno ancora de Vrij, Bastos e Lukaku, tre giocatori importanti perché avrebbero portato rotazioni. Ho cercato di alternare il più possibile, Patric era stato il migliore, veniva da sei partite consecutive, Basta è tornato ed è andato benissimo. Ora non so chi farò giocare dei due a Napoli. Voglio avere dei dubbi e giocatori che mi mettano in difficoltà". Per un altro salto di qualità ha bisogno di allungare la panchina. "Bastos tornerà dopo la sosta, spero anche de Vrij, ma bisognerà vedere come si evolve la frattura. Spero di averlo con il Genoa". Inzaghi ha dato fiducia a Murgia e non ha inserito Cataldi, che non aveva gradito l'esclusione dal blocco dei titolari a beneficio di Milinkovic. "Cataldi veniva da due partite da novanta minuti, mi sembrava meglio mettere Murgia, infatti è entrato benissimo in una partita così delicata. Continua a crescere, bravo lui, bravi tutti gli altri". Gli è stato chiesto della sfida di sabato al San Paolo. "Faremo la nostra partita, con Milan e Juve non dovevamo perdere. Il Napoli è stato costruito per lo scudetto o per il secondo posto, stia- mo davanti, dobbiamo continuare e cercare di prepararla bene, proseguendo in questa striscia. Non so quanti abbiano vinto al San Paolo".

Un altro gol di Ciro e nell'ultima mezz'ora è tornato Biglia. "Immobile sta facendo bene, questa volta gli abbiamo proposto meno rifornimenti ma è stato bravissimo a segnare. A parte le finalizzazioni, dà sempre grandissima disponibilità e per questo non mi sorprendono le sue 9 reti. Lucas è entrato bene, il suo minutagio era quello, abbiamo deciso con lo staff medico di non rischiarlo dall'inizio ma di lui non possiamo fare a meno. Ha sbagliato un pallone, poi ci ha aiutato tanto a gestire". C'è stata qualche scintilla alla fine. "Solo un malinteso, loro protestavano per il gol di Lulic e noi per un rigore non dato. Tutto risolto. Non è successo niente con Di Francesco. E' un amico".

La combinazione è vincente. Gol all'Udinese (2), gol al Bologna, gol al Torino, gol al Cagliari (2), gol al Sassuolo, gol e poi gol. Segna Immobile. Ancora Immobile. Di nuovo Immobile. Sempre Immobile. Segna appena sporge il naso in area, appena s'avvicina alla porta, appena riceve il pallone. Ha fatto strike. Non serve fare i conti, tornano a occhio. I suoi numeri sono sontuosi: nono gol totale, segna da cinque partite di fila (7 reti), è ad un passo dal record di Torino. Tra il marzo e l'aprile 2014 segnò per sei gare consecutive (otto gol). Ci pensa Ciruzzo, sola una volta ha fatto meglio in serie A. La storia si aggiornerà se segnerà un golletto sabato sera a Napoli, da guaglione di Torre Annunziata, in questo caso equiparerebbe il primato. Ci pensa Ciruzzo anche quando capitano domeniche in cui arrivano pochi palloni, le difese s'arroccano per non farlo passare e sembra d'essere tornati ad inizio stagione, quando lamentava pochi rifomimenti. No, stavolta no. Immobile ha pazientato, ha trovato il varco giusto, ha sfruttato il pallone migliore che gli è capitato a tiro. Sì, l'ha abbattuto il bunker del Sassuolo, ci è riuscito sfruttando un angolo di Felipe e il ponte di Radu (di testa). La frustata di destro è stata violenta, il volo sono la Nord è stato immediato. Ha abbracciato la Curva, ha spalancato le ali. Ci pensa Immobile in tutti i modi possibili, segnando palla al piede, segnando di testa, oolpendo acrobaticamente in aria, inserendosi in area, sbucando all'improvviso, materializzandosi dal nulla, sganciando folgori. I suoi gol sono personalizzati, li realizza fedele al suo modo di giocare, di attaccare, di proporsi, di lottare, di correre a testa bassa come un mediano qualsiasi.

Ciro Immobile è in scia ai grandi cannonieri della Lazio, anzi ai capicannonieri biancocelesti: da Piola a Chinaglia, da Signori a Crespo. Beppe-gol, nella prima annata laziale (stagione 1992-93), segnò 11 reti dopo l0 giornate, all'undicesimo turno rimase a secco. Immobile, dopo 11 turni, è a quota 9 reti, insegue Dzeko (fermo a 10 gol nella classi?ca marcatori). A questo servono i grandi bomber, i centravanti, a far sognare. Ci pensa Immobile e continuerà a pensarci, questo almeno è il suo obiettivo. Vuole arrivare sino in fondo segnando il più possibile, giocandosi il titolo di cannonierere del campionato, riprendendosi lo scettro conquistato nel 2013-14, guarda un po' nell'annata in cui segnò per sei partite di fila. L'ultimo capocannoniere della Lazio e stato Crespo nel 2000-2001. Ci penserà Immobile a riportare i biancocelesti in alto, provando ad agganciare il terzo posto. E' il più invocato, ha sostituito Klose in campo e nei cori, è stato semplicissimo modificare il nome (Miro) con Ciro. La gente lo benedice, gli riserva applausi, gli ha dedicato la standing ovation ieri pomeriggio, quando è stato richiamato in panchina. Capita ai migliori, ai sublimi, a chi diventa idolo, a chi si ama perdutamente. Immobile, piano piano, sta trasformando il silenzio spettrale in canto festoso. Per sognare la Champions è necessario un bomber vero. Immobile è verissimo, si è preso la Lazio, s'è dimostrato quello che è: un goleador di razza, erede meritevole dei bombardieri biancocelesti. Oggi come oggi è considerato il miglior attaccante italiano, lo pensano e lo dicono tanti esperti, tanti ex giocatori, tanti tecnici. Ciro, con il carico dei suoi 9 gol, sbarcherà a Napoli sabato. Per anni ha sperato di giocare in azzurro "ma non faccio io il mercato", ripeteva. De Laurentiis in estate ha spiegato che Immobile non andava bene per "il nostro modo di giocare". Immobile è l'attaccante ideale per Inzaghi, nato bomber, diventato allenatore. Simone, quando segna Immobile, scatena il tipico urlo inzaghiano. Oggi, grazie a Ciro, è a più uno sul Napoli e non per combinazione...

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